“Io, Rocco, contadino, scarpe grosse e cervello pure, credo che ogni uomo si porti appresso per tutta la vita una famiglia inconsapevole, innominabile. Inconsapevole e innominabile come tutti i suoi componenti sparsi in luoghi che luoghi non sono, sotto piastrelle malferme e vuoti a fendere, nelle sacche gengivali di questa terra che tutto mastica come se niente fosse”
L’inferno è un numero con più zeri di quanti l’uomo riesca a contarne: l’ennesimo zero sputato da una cartelle esattoriale può risucchiare. “Zero, come il cerchio in cui giro vorticosamente. Non come un cavallo all’addestramento, ma come carne equina. Zero, come il corrispettivo di merce venduta”. Allo scoccare dello zero, Equitalia presenta il conto: le spese sono a carico dell’uomo, della vita che ha messo su “graneddhru su graneddhru”. Così lo zero inizia ad ingrassare. Dell’uomo cosa resta, dopo che è stato trasformato in carne da macello, da dar via un pezzo alla volta? Collo, punta, spalla. Questo è diventato Rocco, suo il primo giro su questa sorta di ruota panoramica degna di un incubo.
continua a leggere
Leave a Reply