«Pensavo le luci della centrale elettrica come delle costellazioni, qualcosa che rischiari l’orizzonte e questi tempi. Pensavo alle canzoni come a delle storie luminose tenute assieme da un disegno geometrico e insensato, come succede alle stelle nelle costellazioni. Volevo più che altro che queste piccole storie provinciali e spaziali, in qualche modo, risplendessero». Ha scelto queste parole Vasco Brondi (nome d’arte, Le luci della centrale elettrica)per presentare il suo ultimo disco, “Costellazioni”, uscito in questi giorni.
Ricordo e sperimentazione: sono queste le parole d’ordine di un album la cui preparazione è stata lunga e per certi versi complicata, in quanto è partita in un modo per poi concludersi in un altro. Si tratta di 15 canzoni caratterizzate da un nuovo sound e che quindi, consapevolmente, segnano uno stacco rispetto ai lavori precedenti, come ha spiegato il cantautore ferrarese. «Avevo tanto materiale scritto durante il tour, ma ho buttato tutto quello che avevo scritto per ricominciare, per dare un taglio netto al passato. Sono partito da nuove atmosfere musicali, organiche ma anche elettroniche. Le parole sono venute quasi naturali come unità sonore definite. Ogni canzone aveva già dentro la direzione che volevo prendesse. Ho lavorato per sottrazione, togliendo molto a ogni pezzo. Mi sono concentrato, e questa è una novità, sulla forma canzone, lavorando molto sulla metrica dei brani come mai mi era capitato».
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