Nessuno è profeta in patria: è questo il bizzarro destino che spetta spesso agli artisti. Così, talvolta per loro riconoscimento e apprezzamento giungono prima e più facilmente fuori, piuttosto che dentro la comunità d’appartenenza. Questo è quanto è successo al salentino Ezechiele Leandro, la cui vita, accidentata e piena di contrasti, sarebbe degna di un romanzo.
Trovatello, nato a Lequile (Le) nel 1905, gli fu dato il nome Ezechiele Leandro. Per alcuni anni frequentò la scuola elementare, in seguito lavorò come pastore, e nel 1916 Giovanna Ciurlia lo riconobbe come proprio figlio (senza tuttavia dargli il cognome). Negli anni Trenta sposò Francesca Martina e si trasferì a San Cesario di Lecce; dall’unione nacquero Maria Pia, Ines, Anna e Angelo, affetto da sindrome di Down. Per mantenere la famiglia lavorò come minatore dapprima in Africa, e successivamente in Germania. Nel 1939 fu richiamato alle armi e assegnato a Matera prima, e a Galatina (Le) poi. Nel ‘46 avviò un’officina di affitto, riparazione e vendita di biciclette, lavorando contestualmente come cementista e rottamaio. Dopo aver acquistato un terreno in via Cerundolo, a San Cesario, iniziò a costruire la sua casa.
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