Cos’è la libertà?
È concedere graziosamente all’Altro di comportarsi come a noi pare sensato?
O accogliere e rispettare anche ciò che non capiamo o approviamo, a patto che non violi nè la nostra nè altre individualità?
Il quesito è solo in apparenza banale. Ne è prova la tendenza ormai consolidata all’irrigidimento reciproco di punti di vista differenti in materia di diritti civili.
Così, l’Altro diventa un opposto inconciliabile. Perde la funzione di interlocutore con cui dialogare e da cui trarre spunti e suggestioni per cambiare, crescere e migliorare, anche se al termine dello scambio ognuno conserva la propria idea.
Il film Freibad di Doris Dörrie, presentato al Karawan – Festa di cinema, commedie e culture l’8 settembre 2023 mi ha riportata a queste riflessioni.
Le conseguenze dello “shaker” generazionale
Freibad racconta l’incontro/scontro tra diversi modi di vivere la femminilità all’interno di una piscina libera per sole donne a Monaco di Baviera.
Come affronteranno Gabi ed Eva, femministe della prima ora, l’arrivo di una giovane e misteriosa nuotatrice che indossa il burkini?

E lei come vivrà l’incursione della madre, della nonna, di zie e cugine arrivate dalla Turchia in questo luogo che ormai considera casa?
E ancora: come reagiranno tutte loro alla comparsa di un nutrito gruppo di sconosciute e ricche donne che indossa il niqab?
Freibad: parlare sorridendo di questioni di genere si può
Colori fluo, estetica che rimanda ad un videoclip anni Novanta (mi ha fatto ripensare a questo), personaggi volutamente sopra le righe. Freibad è una commedia spensierata ma non superficiale.
Doris Dörrie mette in scena una serie di temi cruciali nella società contemporanea. Tra questi, il concetto di femminismo e la sua necessaria rivisitazione. Si può pretendere/imporre oggi a giovani donne musulmane di svestirsi/scoprirsi considerando questo gesto la SOMMA espressione dell’altrui autodeterminazione?
Femminismo è la presunzione di decidere cosa è meglio per un’altra donna? O riconoscere la libertà di quest’ultima di scegliere in autonomia ciò che è in linea con il proprio sentire profondo?
Freibad dà voce a diverse generazioni di donne straniere. Si evidenzia che spesso le madri, emigrando, vogliono garantire alle figlie quella che considerano libertà al massimo grado, vale a dire l’appartenenza a due culture.
Dal canto loro, le giovani generazioni si ritrovano a vivere questa molteplicità come fonte di gravi tensioni interne. Questo perché la società, spesso, addossa loro la responsabilità di scegliere da che parte stare.
Che fare, allora? Forzarsi a fare una scelta , che esclude, o provare a immaginarne un’altra, personale e consapevole?
Il vizio originario di tutti gli estremismi
La piega che prendono gli eventi, quando le donne si trovano davanti ad un bivio ineludibile, sottolinea i risvolti ridicoli e macchiettistici del radicalismo. Di qualunque segno e natura sia.
Infatti, sterilizzare, neutralizzare e svuotare totalmente di senso qualcosa per evitare di turbare una specifica sensibilità, finisce per lederne molte altre. Perchè questo è un modo ulteriore per perpetuare la discriminazione, semplicemente cambiando “bersaglio”. Costituisce quindi un approccio lontano anni luce dal buonsenso e foriero di un dannoso effetto boomerang.
Freibad è un film da vedere, in quanto non si perde in inutili concettuosità. Non si compiace del proprio sterile intellettualismo. Non utilizza come specchio del suo narcisismo temi caldi, che incidono sulla carne viva di innumerevoli persone.
Al contrario, apre uno squarcio, con il sorriso, sulle contraddizioni di cui ognuno è portatore. E questo può favorire l’empatia verso ciò che fatichiamo a capire di noi stessi. Ammorbidendo, di conseguenza, lo sguardo che indirizziamo all’Altro.
(Clicca qui per vedere il trailer del film )
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