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Trieste, agosto 2012, una vacanza improvvisata ma salvifica, una lotta convulsa con l’inferno climatico … e con quello interiore. Una mattina, mentre tentavo (malamente) di camuffare il malumore d’ordinanza davanti alla proprietaria del b & b fin troppo ciarliera, quest’ultima, per descrivere la spaccatura che divide in due il chicco del caffè, usò l’espressione “la ferita del caffè”. Fu come se mi avessero dato una sberla in pieno viso. Quella definizione mi sbalordì e affascinò, perché, pur essendo una caffeinomane, non avevo mai pensato al caffè in quei termini, e fu come veder capovolto il proprio punto di vista sulle cose. Quella bevanda che am(av)o era diventata sangue fragrante … e da allora ho deciso di andare in cerca di altre meraviglie sgorgate da una ferita.

16 responses to “Perchè “La ferita del caffè”?”

  1. Geniale.
    Genialissima.

  2. 🙂 ma forte 🙂

  3. Bellissimissima nient’altro da dire!!

  4. Sono passata a trovarti 🙂 a presto!
    Mela

  5. Ciao, se passi a trovarmi c’è un premio per te 🙂

    1. grazie ^ ^ vado a leggere 🙂

  6. sempre il meglio qua dentro…
    🙂

    1. bentornato 🙂

  7. elisabetta beneforti Avatar
    elisabetta beneforti

    davvero molto interessante il tuo blog! piacere di averti incontrata e tornerò a leggere:)

    1. grazie della visita 🙂 ora passo io a dare un’occhiata a casa tua ^ ^

  8. Ehi, ma pure qui non si scherza! Molto bello! 🙂
    Una piacevolissima scoperta anche per me.
    Primula

  9. Mi chiedevo il perche’di questa ( ferita) ed ecco fatto
    ,io al contrario non mi sono mevarigliata piu’di tanto
    se te ne’ogni cosa ha la sua ferita per arrivare al
    centro del cuore per poter dare il meglio anche ..
    partorire e cosi…anche quando impasti il pane e
    cosi perche’sopra ci fanno un taglio profondo per
    poter lievitare meglio,cosi alle alle castagne sulla
    brace,la frutta quando arriva al punto giusto della
    maturazione si forma una piccola spaccatura al
    centro,come le persone se non veniamo ferite non
    tiriamo fuori il meglio di non…il chicco per essere
    buono necesdita di una buona tostatura…anche per
    fare i pommodori secchi gli taglio a metta’ci metto
    il sale e l secco al sole della mia Puglia e sapessi il
    profumo e il sapore.Ciao Francesca scusami se mi
    sono permessa ma ho voluto dirti che neanche il
    chicco di caffe si salva dalle ferite della vita :))
    Caterina

    1. Caterina, ma di cosa ti scusi? 🙂 Anzi, ti ringrazio perchè, attraverso la tua riflessione, mi hai ricordato che sì tutti noi esseri viventi portiamo dentro una “ferita” che ci è indispensabile per crescere, e rinascere a nuova vita.
      Tra l’altro lo sai che anch’io sono pugliese (di Lecce)? E adoro i pomodori secchi …

      1. Lecce Citta’d’arte 😀 non riesco mai a visitarla….mi e’piu’facile andare a Roma e’in America. perche’ci. sono i miei figli…pero chissa’.Felice sera Francesca

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